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Rientro della salma del C.M. Bartolomeo Meli

16 11 2011  - 

 Cari Concittadini, Spettabili Autorità religiose, civili e militari,

è davvero un'occasione eccezionale quella per cui siamo venuti qui oggi, e credo che ce ne rendiamo tutti conto molto bene, visto che siamo così numerosi.
Si tratta di un filo che si snoda attraverso più di settant'anni... e che non si è mai spezzato. Si tratta di un cerchio che si chiude oggi.

Il nostro concittadino Bartolomeo Meli, che a Santa Giusta era nato il 16 settembre del 1908, faceva il contadino, non sapeva leggere e non sapeva scrivere: era, in poche parole, un ragazzo come tanti, in quell'epoca, quando Santa Giusta viveva di agricoltura e pesca. Eppure già da allora gli avvenimenti lontani, all'estero, potevano avere un impatto diretto anche sulla nostra zona e sulle nostre popolazioni. La guerra civile spagnola, che vide affrontarsi da una parte i sostenitori del regime franchista, dall'altra un insieme di forze che al franchismo si opponevano, fu uno dei conflitti più sanguinosi dell'era moderna. Atrocità indicibili da una parte e dall'altra furono commesse in tutta la Spagna, e fu a causa di quei terribili eventi che Bartolomeo venne sradicato dalla sua comunità e dalla sua terra.

Da allora il paese è molto cambiato, ma la nostra poderosa basilica è sempre stata qui, e Bartolomeo Meli oggi la riconoscerebbe subito. Ed è qui che l'abbiamo riportato per dargli un saluto di bentornato proprio da dove era partito quasi 75 anni fa.

Infatti il 4 febbraio del 1937 Bartolomeo, che era stato arruolato come tiratore scelto nel Primo Reggimento Compagnia Comando, partì 29enne da Napoli alla volta della Spagna, e giunse una settimana più tardi a Cadice. Sappiamo che un anno dopo fu ricoverato all'Ospedale Filippini, e sappiamo anche che prese parte a diverse battaglie, e morì proprio durante un combattimento, nella battaglia di Alcano, in Catalogna, il 31 dicembre del 1938, l'ultimo giorno dell'anno. Alcune ore più tardi, nel giorno di Capodanno del 1939, Bartolomeo fu sepolto nel piccolo cimitero del paese insieme ad altri 19 soldati italiani. Successivamente, i suoi resti furono trasferiti nel Sacrario Militare di Saragozza, dove riposano altri 200 caduti sardi e sappiamo con sicurezza che questo avvenne prima del 1966.
La famiglia di Bartolomeo non aveva saputo mai più nulla di lui, sapeva che era morto, ma non ne conosceva le circostanze, cioè né il come né il dove.

Molti anni dopo il nostro ex sindaco, Tino Melis, che sappiamo già da diversi anni impegnato in un approfondito e appassionante lavoro di ricerca storica e antropologica, è riuscito a ricostruire la vicenda umana di Bartolomeo. E non solo di Bartolomeo Meli: Tino ha ritrovato, in diverse parti d'Europa, dalla Russia alle Alpi alla Spagna, tracce delle ultime settimane, e delle ultime ore di vita di diversi nostri concittadini: Bartolomeo, da Caporalmaggiore, sarà onorato se noi oggi salutiamo anche Francesco Serra, morto anch'egli in battaglia a causa di una granata.
Certamente a Tino va un ringraziamento ammirato, dato che continua a ricordarci l'importanza delle nostre radici in un mondo che con troppa facilità cerca di farcele dimenticare, travolgendoci con la sua frenesia e la sua rapidità: partendo dalla genealogia delle nostre famiglie, fino al sacrificio di questi nostri concittadini – vorrei dire, fratelli – proviamo delle emozioni particolarmente profonde, ricordiamo, ripensiamo, quello che non abbiamo visto lo immaginiamo, i nostri nonni, i nostri padri, e così quali esperienze abbiano potuto affrontare Bartolomeo e Francesco, e gli altri insieme a loro. Quali pensieri possano avere attraversato le loro menti e i loro cuori, cuori semplici di contadini che partiti così giovani sicuramente non avevano mai visto più della nostra pianura e del nostro mare. Quante paure, quanta nostalgia della loro casa e della loro famiglia, quanta la speranza di tornare sulle loro gambe, o - dopo aver assistito a crudeltà e battaglie, forse solo la speranza di tornare vivi. Il Caporalmaggiore Bartolomeo Meli rimase in Spagna per quasi due interi anni, e combattè valorosamente, tanto da meritarsi la croce di guerra al valor militare.

Chissà, Bartolomeo, quanto dolore e quanto senso di smarrimento avrai provato quando nei giorni di Guadalajara non hai più visto il tuo compaesano Francesco, che era stato ucciso dopo appena sei settimane dal vostro arrivo.
Possiamo solo immaginare (ma come non esserne certi) che in occasione della festa di Santa Giusta, nel maggio del '37 e del '38, avrai ripensato alla processione, alla messa, ai foghillonis, ai fuochi d'artificio che in paese non sono mai mancati.La solitudine si sarà fatta sentire in occasione dei tuoi due ultimi compleanni. La lontananza ti sarà pesata soprattutto a Natale, quando pensavi ai tuoi familiari, a tuo fratello Simone, alle tue sorelle Elisabetta, Annamaria e Maria Francesca, ai tuoi cugini Tinchi e Cadoni, a “sa nott'e xena”, povera ma intima, prima di andare alla messa di mezzanotte dentro la tua basilica. E il nostro pensiero indugia con stupore all'idea che da 865 anni i santagiustesi vengono battezzati qui e qui gli viene dato l'ultimo saluto. Ottocentosessantacinque anni, così potente è il valore simbolico che esercita questa costruzione su di noi.
Probabilmente, in quegli ultimi attimi di lucidità che ti sono rimasti dopo essere stato colpito, hai pensato che non ce l'avresti fatta a ritornare a casa, e che no, i tuoi familiari, i tuoi amici, la tua chiesa, la tua Santa Giusta non li avresti più rivisti, anche tu come Francesco.
Forse l'ultimo dolore è stato chiedersi con angoscia: “La mia famiglia saprà mai di me?” E cosa avrebbero pensato del tuo valore in battaglia, di come usavi il fucile per difendere i tuoi uomini e per cercare di tornare a casa vivo?
Oggi, alla fine dell'anno 2011, più di un secolo dopo la tua nascita, è come se una mano speciale – la mano del Signore, ci suggerisce questa basilica – avesse deciso che era arrivata l'ora di tornare: l'impegno e la curiosità intellettuale di Tino Melis hanno fatto in modo che Santa Giusta ti venisse a cercare, ti trovasse e ti riportasse a casa. Quasi 74 anni dopo essere partito da qui, Bartolomeo, sei tornato a riposare nel nostro cimitero, in compagnia di tanti tuoi amici e familiari. Sei caduto da eroe quando eri un giovane uomo, e noi siamo orgogliosi di averti riportato a casa.

Un ringraziamento alle autorità religiose, civili e militari, e a tutti voi che avete partecipato a questa cerimonia.
Invito tutti a salutare il Caporalmaggiore Bartolomeo Meli, tiratore scelto del Primo Reggimento Compagnia Comando, arruolato nella guerra di Spagna, caduto in battaglia nel 1938. Bentornato a casa.

Il Sindaco, Angelo Pinna